Molti di voi si ricorderanno le gite scolastiche, la lunga corsa dei 100 giorni verso gli esami di maturità e le notti insonni per l’ultimo ripasso.
Le gite sono sempre state preziose occasioni di socializzazione e un passaggio verso le prime indipendenze. Viaggiare senza famiglia, fare attenzione al budget e magari vivere il primo amore seduti nel bus rigorosamente in ultima fila.
Oggi non si fanno più gite e la DAD ha creato non pochi disagi.
Sempre più spesso i professori sentono i ragazzi dire: “Quest’anno ho fatto 18 anni e invece della festa mi è toccato stare a casa da solo!” oppure “Professorè ma come saranno ‘sti esami di maturità? Ma come facciamo?” o nel peggiore dei casi li vedi scoppiare a piangere, esausti, davanti uno schermo. L’aspetto sociale nella scuola e il contatto umano, da sempre sottovalutati, hanno avuto grazie alla pandemia la loro amara rivincita.
Molti insegnanti si chiedono quali ricordi i ragazzi si porteranno dietro e come faranno a compensare tutte le esperienze azzerate dalla pandemia.
Ce lo chiediamo anche noi, che ci occupiamo di didattica 365 giorni l’anno.
Confidiamo nella creatività e resilienza dei giovani, nello spirito di adattamento della loro generazione. Li chiamano nativi digitali e crediamo in loro, nella capacità di voltare pagina per lasciarsi alle spalle questo difficile momento con uno sguardo al futuro.
Cari studenti come state vivendo questi momenti?